Ho rimesso armi e panni del gladiatore.

Se ho rimesso i panni e le armi del gladiatore? Se il mio atto di forza, che è di fatto un atto politico, abbia a che fare con la disubbidienza? Entrambe le cose. Perché se sai, come ormai sappiamo tutti con conti alla mano, che tra le somme in cassa e quelle rivenienti dalle royalties del 2013 potremmo saldare l’intera massa debitoria pari a 555 milioni di euro; se sai che non possiamo farlo per quei vincoli del patto e che da questo dipende ormai il futuro di moltissime imprese, creditori nei nostri confronti; se sai che sarebbero a rischio anche i fondi del cofinanziamento regionale per PO Fse, Fesr e Feasr (non meno di 120 milioni) o cominci a combattere o ti consegni ad una “morte” sicura. E noi combatteremo, con il sostegno dei tanti che in queste ore – dalla messa a punto del disegno di legge che esclude dal patto di stabilità proprio le somme di compensazione derivanti dalle estrazioni – hanno fatto della mia battaglia la propria battaglia. Pronti, insieme, anche ad una nuova Scanzano se il Governo nazionale non dovesse ascoltarci. Se non dovesse concedere alla Basilicata la stessa “deroga” concessa alla Campania (90 milioni di euro l’anno per il termovalorizzatore di Acerra).
Ma sono convinto che la nostra “provocazione” verrà colta per quella che è: una disponibilità al dialogo e non allo scontro. Ho per questo già scritto al premier Renzi, che ritengo amico personale e politico e che sta combattendo sul fronte europeo la mia stessa battaglia, esprimendo a lui tutta la mia preoccupazione per una regione che si trova pericolosamente sull’orlo del baratro finanziario. Baratro che potremmo evitare pagando debiti che pure saremmo in grado di onorare.