E alla fine ringrazio tutti

I volontari, lo staff, gli amministratori, i cittadini, la mia famiglia, gli amici, Maratea, la Basilicata.
Tutti meravigliosamente vicini in questa sfida.
Ripenso alle persone conosciute, agli incontri, alle conferme e a qualche delusione. Ai posti narrati e alle belle scoperte. Al valore delle cose che ti accadono.
C’è una regione che non aspetta altro che essere unita, spronata, raccontata.
Poi solo un attimo per cedere all’emozione, un istante per abbandonarmi alla stanchezza. Un attimo.
E dopo quell’attimo penso ai giorni che seguiranno. Al silenzio, assordante per chi è abituato alle parole, ai toni forti, dai palchi o nelle piazze, ad afferrare anche il più piccolo sussurro.
All’istante in cui questa competizione volgerà al termine e, spero, si aprirà una nuova sfida.
Quella sfida è la nostra rivoluzione democratica. Una rivoluzione necessaria.

 

Andiamo a votare

“Mi stanno antipatici quelli che dicono che non vanno a votare perché non hanno tempo o perché tanto sono tutti uguali.” (Moretti)

Mi rivolgo ancora a te, lucano contro, a te che dissenti, a te che non voti tanto…
Tanto sei tranquillo che tutto andrà bene lo stesso.
Tanto cosa cambia, per un voto in meno, chi se ne accorge?
Troppo comodo mettersi la maschera del signor nessuno, che rimane a casa, a fare l’osservatore non votante, dal divano.
Troppo comodo scegliere il partito dell’indifferenza, decidere che tanto, qualcuno sarà eletto lo stesso e poi si sale sul carro di chi vince la partita comunque, perché è sempre meglio stare da quella parte, pur non avendo partecipato.

Magari, oggi hai deciso di passare dal voto di protesta al non voto perché niente di quello che ti avevano promesso si è poi verificato.

La tua astensione è l’inizio della fine della democrazia. È scegliere di non scegliere. È far scegliere ad altri per poi continuare a lamentartene, fino al prossimo giro. È dissentire, ma senza metterci la voce e la faccia.

Ogni chiamata alle urne può cambiare l’assetto sociale e politico della terra in cui vivi. Il 22 settembre io ne ho avuto la certezza.
Chi si sottrae al diritto/dovere di voto sbaglia. Non ha compreso che la democrazia è la somma delle scelte di ognuno.

Vuoi inchiodare la politica ai suoi errori?
Vai a votare!
Vuoi vincolare i candidati a rispettare i programmi?
Vai a votare! Scegli tu chi.
Vuoi vedere all’opera persone competenti che provano a risolvere il problemi della gente?
Vai a votare!
Vuoi che il tuo dissenso sia ascoltato?
Vai a votare! Dagli parola.
Tutti possono influire con la propria azione su questa posta in gioco importante che è il futuro di questa regione.
Scommetti, scegli, vota.
Vai a votare, non importa chi, ma vai a votare.
La democrazia è partecipazione.
Gli esiti di una competizione elettorale non sono mai scontati.
Serve il contributo di ognuno.
Moltiplichiamo gli sforzi, moltiplichiamo i contatti, convinciamo insieme amici, parenti, conoscenti che la rivoluzione democratica non è solo uno slogan ma riguarda ogni cittadino, anche quelli che non se ne interessano ma, se ci riusciamo, ne beneficeranno.

Decidi da che parte stare, informati sui candidati, sono tutti presenti in rete, oggi non puoi più dire “non so nemmeno chi sono”.
Valutane il programma, l’impegno, la competenza, l’esperienza e la passione per la cosa pubblica.
Fai pure paragoni, esprimi la tua opinione se ne conosci la storia, giudicali.
Non sono tutti uguali.
Tu scegli liberamente chi ti rappresenta e chi governerà la tua Basilicata.
Anche senza il tuo voto, qualcuno verrà eletto e governerà.
Non è meglio che lo decidi, democraticamente, anche tu?

 

Un “Palazzo” sempre aperto ai cittadini

Un palazzo che sappia ricercare con essi la relazione e l’interazione più diretta, veloce, efficace, trasparente.
Ad imporre una nuova stagione è la straordinaria rapidità di trasformazione del mondo nel quale siamo immersi. È la necessità di aumentare i livelli di efficienza e responsabilizzazione dell’intera macchina amministrativa che sappia realmente essere al servizio di un’intelligenza collettiva.
Cittadini attivi, tecnologicamente consapevoli, hanno diritto ad un accesso diretto e semplificato ai dati pubblici, organizzati razionalmente, senza restrizioni, in formati elettronici standard ed aperti. Per farlo, va colmato il gap tra chi detiene l’informazione e chi deve leggere e riusare questi dati, vanno educate alla trasparenza intere classi dirigenti e dipendenti pubblici.
L’obiettivo è rendere la Basilicata una Regione aperta, far vedere cosa accade al suo interno, come vengono prese le decisioni, come viene utilizzato il denaro pubblico.
Senza trasparenza, partecipazione e comunicazione crescono discrezionalità ed arbitrio. Voglio invece, anche in prima persona, continuare a dialogare con i cittadini, condividere le scelte, lasciarmi contaminare dalle idee e dalle visioni delle comunità lucane, inaugurando fin dal primo giorno un nuovo linguaggio ed utilizzando tutti gli strumenti a disposizione.
Penso ad un blog che si ispiri a quelli del mondo anglosassone (come quello del primo ministro inglese, 10dowingstreet, ad esempio), una pagina di facile accesso, chiara, una casa comune che dia conto degli investimenti, della spesa, della programmazione, che si interfacci con gli utenti.
Penso alla costruzione di un nuovo rapporto anche con i mezzi di informazione, più libero, più sincero. Penso ad un sistema di controlli in materia ambientale che sia più credibile e tecnicamente autorevole. Penso ad un’operazione trasparenza che riguarderà concorsi e bandi pubblici, finalizzata a rassicurare utenti e partecipanti sul corretto iter procedurale degli stessi, e la gestione anche di tutte le aziende regionali (Alsia, Arbea, Arpab).
Se sarò il futuro presidente della regione, mi impegnerò fin da subito a garantite stanze del palazzo e data base “open”.

 

Non c’è tempo.Il racconto serrato dei miei primi 2 mesi.

Non è più il tempo della burocrazia. Delle attese, delle code, dei ripensamenti, delle idee che diventano proposte che diventano decreti che diventano leggi in un iter infinito, in cui i giorni diventano anni, e gli anni diventano mai.
Dove una carta, per viaggiare da un palazzo all’altro di via Anzio, può metterci un’eternità.
La Basilicata è un malato di cui abbiamo capito la malattia e che ha bisogno di cure immediate per non morire.
Ecco perchè abbiamo predisposto un piano serrato che fin dai primi giorni darà risposte alle emergenze dei territori e delle persone.
Per prima cosa fermiamo qualsiasi nuova richiesta estrattiva inoltrando richiesta formale di rinegoziazione del Memorandum allo Stato e alle Compagnie. Abbiamo il diritto di farlo e, se necessario, faremo la voce grossa.
Poi, priorità assoluta alle misure per l’occupazione. 7 milioni di euro per far scorrere le graduatorie delle misure apprendistato e credito d’imposta, miei provvedimenti da Assessore. I soldi ci sono e questo significa 574 nuovi posti di lavoro. Con l’idea che queste misure rivelatesi efficaci siano riproposte dal 2014 con le risorse della nuova programma europea.
Una risposta concreta ai 416 ragazzi che aspettano di conoscere il loro destino dopo aver partecipato al discusso “Ponte per l’Occupazione”. Lasciamo le analisi agli analisti e intanto diamo loro i 10.000€ di incentivi promessi.
Altri 50 giovani possono beneficiare del progetto “Impresa & Giovani”, destinato ai lucani under 35, che potranno entrare in azienda per sviluppare progetti di innovazione, formarsi ed avviarsi così ad un lavoro qualificato.
Fin da subito, gli uffici sono già al lavoro, attiviamo una linea di credito per le imprese artigiane e commerciali dell’area del Metapontino colpite dall’alluvione del 7 ottobre scorso, finalizzata a concedere un contributo massimo di € 200.000,00 per la ripresa delle attività.
Completiamo la copertura della banda larga sull’intero territorio regionale, in seguito alla sottoscrizione del contratto con Fastweb, vincitrice dell’appalto.
Redigiamo un Piano per l’infrastrutturazione tecnologica delle scuole, per dotarle di strumenti didattici all’avanguardia. Dobbiamo essere pronti per agganciare i fondi 2014-2020.
E infine, la misura a cui sono più legato. Coinvolgiamo centinaia di giovani talenti lucani in tutto il mondo attraverso il F.A.RE., un forum digitale consultivo su tutti i temi di rilevanza regionale.
Un modo per premiare il talento, mettere a frutto le intelligenze e costruire tutti assieme un progetto efficace ed internazionale per la Basilicata. Ma anche un segnale forte di apertura a chi è andato via e vorrebbe un giorno rientrare, trovando una regione competitiva, meritocratica, migliore.
Vi racconterò tutto questo, se sarò eletto, nel mio sito, dandovi risposte puntuali e garantendo fin dal primo giorno trasparenza totale su attuazione del programma ed azione amministrativa.

Lascio agli altri la strada del qualunquismo e del disfattismo

“Ci dica Pittella come mai, nonostante le royalties, nonostante i milioni di euro della comunità europea siamo la regione più povera, dove i giovani emigrano, le aziende chiudono, la sanità fa schifo”.
Ieri dal palco il centrodestra lucano lancia i suoi anatemi al sistema Basilicata. L’obiettivo è demolire senza distinzioni e senza argomentazioni un sistema ed una regione. Pura demagogia. Ed io non ci sto.
Non sono lo stratega unico delle politiche degli ultimi vent’anni in Basilicata, contro le quali il centrodestra non ha svolto quell’opposizione al sistema che pure sarebbe stata necessaria, ma se volete sapere finora a che sono serviti i soldi che sono arrivati, provo a spiegarlo.

La Basilicata é una regione che garantisce ammortizzatori sociali. Più di 4000 famiglie si tengono in piedi, con difficoltà, sacrifici, ma non sono state abbandonate al loro destino. Non sarà la strada giusta per assicurare un futuro, ma per il momento nessuno è rimasto escluso.
E’ una regione con imprese di eccellenza, che fanno cose grandi, anche grazie al supporto che hanno. Vanno all’estero, fin nello spazio alcune, fanno brevetti, ricerche, invenzioni. Ogni anno più di 1000 si avvantaggiano di un supporto che garantisce abbattimento del costo del denaro, incentivi all’occupazione, acquisti tecnologici, supporto all’innovazione, formazione, investimenti in qualità, spazi e supporto per giovani start-up.
E’ una regione dove la sanità, al di là delle frasi strumentali, è stata premiata a livello nazionale con l’Oscar di Bilancio. Un premio che significa rapporto virtuoso con il sistema sociale, qualità nell’erogazione dei servizi, riduzione dei tempi di attesa.
E’ una regione dove il turismo ha tenuto e quell’apparentemente modesto 5% di crescita, lungi dall’essere un risultato scontato, è frutto di una buona politica promozionale.
E’ una regione dove il sistema della cultura e della creatività ha spazi nuovi ed interesse per crescere. Ci sono 5 centri della creatività in cui oltre 30 realtà associative hanno creato imprese creative. Non è una sfida semplice, ma la direzione è quella giusta.
E’ una regione dove il petrolio ha generato discussioni e problematiche, ma ci ha consentito anche di tenere in piedi università, spesa sociale, facendo sopravvivere comuni ed aree interne. Dobbiamo avere di più e sfruttare meglio le royalties, su questo ci impegniamo.
C’è tanto da fare. Per infrastrutture, formazione, agricoltura, commercio. Dobbiamo rendere più accoglienti le aree industriali ma anche trovare strade nuove per i piccoli borghi antichi. Dobbiamo puntare sull’energia verde, garantire più occupazione e meno emigrazione sanitaria, ma possiamo partire da quello che abbiamo. Dobbiamo avere il coraggio di fare scelte ardite e a volte impopolari.
C’è da cambiare quell’approccio alla cosa pubblica che in tutta Italia negli ultimi anni è stato tanto nella testa di chi amministra quanto di chi viene amministrato.
L’utilizzo della scorciatoia, l’incapacità a valutare il talento, la tendenza a far prevalere l’amicizia al merito. Spesso i cittadini lo chiedono, e altrettanto spesso i politici lo concedono.
Dobbiamo spezzare questo meccanismo, liberare le opportunità, scegliere strade innovative, lasciare all’amicizia il tempo del caffè, fare per tutti.

Io finora il coraggio di cambiare l’ho dimostrato.

 

Le barzellette in campagna elettorale

Diceva Gino Bramieri, comico d’eccezione, che per fare una barzelletta ci vogliono due persone. Una brava a raccontarla e l’altra disposta a riderne. Bene, questo esempio mi ricorda che per fare una buona campagna elettorale ci vogliono due, o forse più persone. Almeno una che ritenga di avere un’idea valida e l’altra che sia pronta a confrontarsi per confutarla, rivederla, escluderla, proporre alternative.
Magari affermando il contrario, a volte alzando i toni, argomentando laddove proprio incazzandosi. Questo dovrebbe accadere tanto più quando queste ultime persone vanno sbandierando il loro essere contro, il loro avere idee opposte ed alternative.
Questo livello di dibattito, questo esaltare le diversità, serve ai cittadini. Serve alla campagna elettorale, la rende più interessante, esige chiarezza e controllo per tenere alta la qualità delle proposte politiche.
Beh, oggi purtroppo io non vedo questo, indispensabile, livello di confronto e di dibattito.
L’ho cercato nei confronti televisivi, sui social, per strada e nelle piazze ma ahimè difficilmente l’ho trovato.
Forse l’altro giorno dal palco del Don Bosco, teatro della trasmissione realizzata da La Nuova Tv, abbiamo sprecato un’occasione importante di confronto. Ed io vorrei dirvi a cuore aperto quello che mi sarei aspettato…

Un Movimento cinque stelle che vuole “ dare la terra ai giovani”, fingendo di non sapere che per loro non è certamente il settore ideale nel quale investire competenze e futuro. Almeno finchè non l’avremo innovata e resa appetibile.

Una Sel più concreta, che non basi la sua campagna solo su promesse irrealizzabili, come il reddito di cittadinanza per tutti, un provvedimento da centinaia di milioni. Non li abbiamo, dovremmo forse toglierli alla scuola? O dovremmo, sulla scia del semplicistico “otteniamo risorse riducendo gli sprechi”, mandare a casa quelle stesse famiglie che si dice di voler tutelare?

Un Partito Comunista che andasse oltre un “siamo comunisti e vogliamo mettere assieme studenti e lavoratori per ribellarci ai padroni”. Storia già sentita.

E poi, un centrodestra più incazzato, carico, propositivo. Nulla di tutto ciò, a parte la “buona idea” del reddito alle casalinghe. Me lo sarei aspettato più “rivoluzionario” di me, più avanzato, e non convinto di poter cambiare il futuro della regione “mettendo semplicemente a posto quattro strade”. Chi fa opposizione da anni, conosce quella Regione nel cui consiglio ha operato, ne conosce emergenze, ma anche richiesta di futuro. Per questo deve avanzare proposte realmente alternative, se vuole essere credibile.

E, a dirla tutta, anche io avrei potuto sfruttare meglio il mio tempo! Ma il dibattito è presto sfociato in derive inopportune e pure un po’ noiose.
Il mio timore è che, nello sbandierare i benefici dell’alternanza e della discontinuità, richieste senz’altro legittime, i miei competitor si ripieghino sull’essere “contro”. Contro di me, contro il centrosinistra, contro il petrolio, contro l’emigrazione sanitaria, contro gli sprechi. Sì, ma come? Come si sostanziano tutti questi contro? Liquidando come Pedicini la vicenda petrolio, in cambio di un’indefinita “Green Economy”?
Questo qualunquismo rischia di generare azioni deboli perchè non calendarizzabili, ideate senza conoscere uffici, programmi comunitari, risorse disponibili.

Io mi candido per rivoluzionare un sistema che conosco e che ho studiato, con proposte concrete e visione lunga. Ho divulgato il mio programma argomentandolo ed aprendolo ad un ulteriore confronto serrato. Credito alle aziende, incentivi per chi assume, riorganizzazione della PA, miglioramenti a infrastrutture e trasporti, idee per il piccolo commercio zonale e vecchi mestieri, progetti per ripopolare i vecchi borghi.

Ed è per realizzare tutto questo che il ruolo delle royalties, facendone oggetto di anticipazione finanziaria per gli anni futuri, diviene essenziale.
Ora la scelta spetta ai cittadini.

15 Interventi concreti

La conoscenza rende liberi. Liberi di scegliere, in questo caso, a chi affidare la guida della nostra regione.
E a noi spetta il compito di sfamare questa sete di comprensione che emerge chiara nelle parole e nelle richieste di cittadini mai così attenti, maturi, critici. E questo è un bene, ci “obbliga” alla chiarezza e alla sincerità, ci impone di stare ai fatti, che sono quelli che chiedono i lucani. Chiedono soluzioni immediate, perché non si può più aspettare, visioni di lungo respiro, perché la speranza non vada persa, giusti riconoscimenti all’impegno e al sacrificio.
Il programma della mia coalizione è un programma di analisi e risposte su questi fatti. Accanto a questa proposta più complessiva lancio oggi quindici interventi che ritengo concreti e realizzabili nell’immediato.
Le azioni che daranno slancio alla mia e alla nostra rivoluzione democratica. Riguardano l’ambiente, il lavoro, il mondo della scuola e della formazione, la sanità, le imprese, l’artigianato, i trasporti, il terzo settore, le città intelligenti, le donne, la riforma della PA, le energie, l’agricoltura, la cultura.
Mi piacerebbe che leggeste quanto ho pensato si possa e si debba realizzare per ciascuno di questi settori, che continuaste a confrontarvi con me sulle proposte che trovate, dettagliate al link sotto il post.
E poi mi piacerebbe che il dibattito sui programmi si allargasse e coinvolgesse tutti i candidati presidenti, perché un confronto aperto e franco che resti nel merito delle cose, non potrà che facilitare la scelta degli elettori, chiarire posizioni ed accrescere ancora di più il livello di comprensione e consapevolezza.

#rivoluzionedemocratica #pittellapresidente

 

In viaggio

In viaggio dal finestrino semiaperto scorrono immagini di boschi, montagne, colline, fiumi. Squilla il telefono, ancora una volta. Poi una fermata al volo, quasi per strada. “Come va? Allora, ce la facciamo?” “Vedi che stavolta ti mettiamoalla prova!” “E per i precari, che farai?” “Marcè, le royalties non bastano. Ci devono dare il lavoro!”
Il tempo di un caffè – sarà il decimo – poi un bicchiere d’acqua per riprendere fiato e schiarire la voce. E di corsa verso un’altra meta.
Spinoso, Armento, Grumento Nova, Satriano, Potenza, Lavello, Viggianello, poi ancora Potenza, un viaggio senza risparmiare energie, chilometri, parole. Un meraviglioso viaggio per guardare negli occhi le persone, osservare le situazioni, ascoltare le difficoltà.
E in ogni paese, in ogni palestra, in ogni albergo, in ogni piazza, vedo le mille facce dei miei concittadini, stanchi o pieni di speranza, pronti ancora a mettersi in gioco, a dare fiducia un’altra volta ma “Solo se la fai veramente ‘sta rivoluzione!”.
Spiego loro che la rottura c’è stata, la Basilicata oggi è già diversa, i sistemi di potere sono in crisi, ci sono nuove facce in giro. Poi parlo di petrolio, di università, di giovani, di imprese, di cosa pubblica.
Dico loro che c’è un tempo per tutto, e ad un certo punto abbiamo intuito che questo era il tempo giusto per proporre un cambiamento. Più vado avanti con questa campagna elettorale e più mi convinco che sarebbe comunque accaduto tutto ciò, al di la’ di Marcello Pittella. La Basilicata era pronta, peccato solo che non sia accaduto prima, ma sta accadendo.

Riordinare e Riorganizzare la PA

Una macchina amministrativa più snella nelle sue procedure, più veloce nelle risposte agli utenti, e più trasparente.
Condizioni indispensabili perché le mie idee diventino azioni.
Abbiamo bisogno di una PA che sappia ideare e gestire anche quei progetti complessi, multidisciplinari, che richiedono l’integrazione di competenze diverse. Che riesca a recuperare risorse a fronte di esigenze crescenti di qualità e livello di servizi, e che sappia gestire la velocità che il cambiamento organizzativo in atto impone agli Enti Pubblici.
Cominciare con il realizzare la “lean organization”, metodologia gestionale che punta alla formazione interna e alla spinta motivazionale dei dipendenti, riducendo tempi e disservizi e incrementando la produttività degli uffici, è il primo passo per una PA moderna, vicina ai cittadini, semplificata.
Il processo riformatore riguarderà anche il riordino dei dipartimenti stessi, attraverso un monitoraggio continuo delle attività e un sistema di incentivi per l’efficienza. Come pure la razionalizzazione di enti e società controllate (Arpab, Alsia, Consorzi…).
Per un’amministrazione efficiente e più accessibile ai cittadini, sarà possibile controllare lo stato di avanzamento dei lavori e delle spese dei progetti finanziati dalla Regione e l’attuazione degli investimenti attraverso il portale “OpenBasilicata”, e monitorare lo stato di attuazione del programma con la piattaforma informativa “OpenGov”.
Ad una community virtuale di pensatori e talenti si darà modo di interagire, consultare e partecipare alla vita amministrativa fornendo suggerimenti e input su precisi interventi.

La nostra #rivoluzionedemocratica è anche una#rivoluzionetrasparente

Aiutare per crescere

Costruisce, supporta, spesso si sostituisce allo Stato come al mercato.
È il mondo del terzo settore, del volontariato, della cooperazione sociale che interviene ad arginare nuove povertà, disagi giovanili, degradi, colma sacche di protezione, arriva lì dove le istituzioni non riescono più.
È un mondo di gratuità e donazione. Di tempo dedicato alla cura dell’altro.
È un mondo di anime belle, spesso invisibili e silenziose, da cui dipendono i giorni e le notti di anziani, portatori di handicap, giovani in difficoltà.
E’ un mondo che va sostenuto con azioni concrete e mirate.
Attraverso investimenti in formazione, perché servono volontari professionalizzati, veri e propri manager dell’impresa sociale.
Attraverso investimenti in innovazione e sviluppo tecnologico, nel settore che più di tutti gli altri negli ultimi cinque anni ha prodotto ricchezza e creato posti di lavoro.
Attraverso l’impegno a ridurre i tempi di erogazione dei pagamenti dei servizi di cooperative, associazioni, gruppi di volontariato.
Attraverso una riforma del settore che superi il concetto di puro assistenzialismo e non escluda la possibilità di partnership con società profit e la partecipazione di capitali privati.
Attraverso un controllo serio sul sistema dei contratti di lavoro che regolamenti anche forme atipiche di rapporti.
Attraverso il finanziamento, a livello dei Gal, di incubatori sociali, strutture di supporto alla nascita di micro imprese sociali di mercato.
L’impresa sociale è fattore di sviluppo locale, oltre che attore delle politiche di welfare. Occorre partire da qui e abbandonare la visione di un terzo settore relativamente improduttivo in termini di valore aggiunto, in gran parte orientato ai settori “del bisogno” e meno a quelli del mercato.

#rivoluzionedemocratica è #rivoluzionesociale