Lascio agli altri la strada del qualunquismo e del disfattismo

“Ci dica Pittella come mai, nonostante le royalties, nonostante i milioni di euro della comunità europea siamo la regione più povera, dove i giovani emigrano, le aziende chiudono, la sanità fa schifo”.
Ieri dal palco il centrodestra lucano lancia i suoi anatemi al sistema Basilicata. L’obiettivo è demolire senza distinzioni e senza argomentazioni un sistema ed una regione. Pura demagogia. Ed io non ci sto.
Non sono lo stratega unico delle politiche degli ultimi vent’anni in Basilicata, contro le quali il centrodestra non ha svolto quell’opposizione al sistema che pure sarebbe stata necessaria, ma se volete sapere finora a che sono serviti i soldi che sono arrivati, provo a spiegarlo.

La Basilicata é una regione che garantisce ammortizzatori sociali. Più di 4000 famiglie si tengono in piedi, con difficoltà, sacrifici, ma non sono state abbandonate al loro destino. Non sarà la strada giusta per assicurare un futuro, ma per il momento nessuno è rimasto escluso.
E’ una regione con imprese di eccellenza, che fanno cose grandi, anche grazie al supporto che hanno. Vanno all’estero, fin nello spazio alcune, fanno brevetti, ricerche, invenzioni. Ogni anno più di 1000 si avvantaggiano di un supporto che garantisce abbattimento del costo del denaro, incentivi all’occupazione, acquisti tecnologici, supporto all’innovazione, formazione, investimenti in qualità, spazi e supporto per giovani start-up.
E’ una regione dove la sanità, al di là delle frasi strumentali, è stata premiata a livello nazionale con l’Oscar di Bilancio. Un premio che significa rapporto virtuoso con il sistema sociale, qualità nell’erogazione dei servizi, riduzione dei tempi di attesa.
E’ una regione dove il turismo ha tenuto e quell’apparentemente modesto 5% di crescita, lungi dall’essere un risultato scontato, è frutto di una buona politica promozionale.
E’ una regione dove il sistema della cultura e della creatività ha spazi nuovi ed interesse per crescere. Ci sono 5 centri della creatività in cui oltre 30 realtà associative hanno creato imprese creative. Non è una sfida semplice, ma la direzione è quella giusta.
E’ una regione dove il petrolio ha generato discussioni e problematiche, ma ci ha consentito anche di tenere in piedi università, spesa sociale, facendo sopravvivere comuni ed aree interne. Dobbiamo avere di più e sfruttare meglio le royalties, su questo ci impegniamo.
C’è tanto da fare. Per infrastrutture, formazione, agricoltura, commercio. Dobbiamo rendere più accoglienti le aree industriali ma anche trovare strade nuove per i piccoli borghi antichi. Dobbiamo puntare sull’energia verde, garantire più occupazione e meno emigrazione sanitaria, ma possiamo partire da quello che abbiamo. Dobbiamo avere il coraggio di fare scelte ardite e a volte impopolari.
C’è da cambiare quell’approccio alla cosa pubblica che in tutta Italia negli ultimi anni è stato tanto nella testa di chi amministra quanto di chi viene amministrato.
L’utilizzo della scorciatoia, l’incapacità a valutare il talento, la tendenza a far prevalere l’amicizia al merito. Spesso i cittadini lo chiedono, e altrettanto spesso i politici lo concedono.
Dobbiamo spezzare questo meccanismo, liberare le opportunità, scegliere strade innovative, lasciare all’amicizia il tempo del caffè, fare per tutti.

Io finora il coraggio di cambiare l’ho dimostrato.