Avere il coraggio di osare, di pensare in grande

E di provare a vivere professioni e quotidianità svincolati da logiche di corto respiro.
E’ il messaggio che ripeto come un mantra da tempo, e prima di tutto a me stesso.
L’ho fatto anche oggi, all’evento di fine anno organizzato dall’Ospedale San Carlo, davanti a medici, infermieri, studenti, ricercatori, dipendenti. Convinto quanto mai che nessun annuncio di riforme e progetti, anche in sanità, troverebbe conferma, sostanza e credibilità nei cittadini se non credessi alla necessità improrogabile di un cambiamento di abitudini, metodi e pratiche nell’agire di ciascuno di noi.
Di tempo a disposizione per agganciare crescita, sviluppo, competitività, maggiore eccellenza non ce n’è ancora molto. Bisogna accelerare, semplificare, snellire procedure, pensare a network più innovativi come la piastra ambulatoriale e soprattutto smetterla di credere che per essere attrattivi basterà ancora il nostro pur lodevole spirito di accoglienza. Se continueremo ad impiegare mesi per decidere cosa acquistare, su cosa investire, lasciandoci anticipare dalle regioni che ci affiancano, continueremo ad inseguire e rincorrere. Con sempre maggiore affanno.
Il contesto nel quale ci troviamo ad operare impone sincerità piuttosto che mistificazioni. Non si tratta quindi di diventare i migliori in ogni campo, di dover mostrare i muscoli ad ogni costo. Ma di eccellere anche in pochi settori, di attrarre perché quello che facciamo, lo facciamo meglio di chiunque altro. Di richiamare e motivare soprattutto i giovani. Di riuscire a mantenere nelle nostre corsie i migliori talenti, i migliori professionisti, stimolandoli e mostrando loro risultati e visione. Per meno di questo, la loro fuga sarebbe comprensibile.
L’egregio lavoro compiuto fin qui dai manager del più grande ospedale lucano va nella direzione giusta. Ma anche a loro chiedo di più, perché con fermezza e severità non saranno concessi errori e ritardi.
E in uno slancio che guarda al futuro, all’energia, alle competenze, alla ricerca tecnologica, all’innovazione in campo sanitario, ad una ridefinizione della stessa governance, c’è una saggezza – come quella che appartiene ai nostri primari emeriti – che va recuperata e valorizzata. Trovo per questo l’idea della Consulta dei primari emeriti, pensata dal San Carlo, un’ottima cosa.
Moltissimo in termini di qualità delle prestazioni, servizi ed efficienza è stato fatto. Il tempo è maturo per credere che fare di più e meglio non sia una sfida impossibile.