Un Sud più forte è un Sud più coeso

Un Sud più forte è un Sud più coeso. Capace di una progettazione unitaria soprattutto sui fondi europei, di piani di sviluppo comuni che determinerebbero potenzialità maggiori in una posizione geografica così strategica. Noi meridionali abbiamo molti motivi per stare insieme, ecco perché mi sento di esprimere una certa apertura al lavoro che potrebbe portare verso una macroregione a sei. Un processo di trasformazione che merita sicuro approfondimento e non di certo una fusione a freddo. Per questo, e’ utile avviare discussioni e confronti su temi quali le infrastrutture strategiche e la difesa del suolo in seno alla Conferenza delle Regioni. Un modo per cominciare a ragionare insieme e proporre interventi comuni, per avere maggior peso nei confronti del governo nazionale, per recuperare responsabilità e peso politico. La crescita delle regioni del Sud, può dipendere esclusivamente dagli abitanti del Sud, forme di co-sviluppo non possono essere che un’occasione per tutti”.

La lucana Arisa vince il Festival di Sanremo. Orgoglio per la Basilicata

“La vittoria della giovane Arisa al Festival di Sanremo non può che essere motivo di soddisfazione ed orgoglio per la terra lucana. Esempio di come le capacità, la caparbietà e il talento prima o poi vengano premiati. Nonostante difficoltà e percorsi “controvento”, appunto.
Un successo che acquista un valore particolare se si pensa che la giovane di Pignola ha cominciato il suo percorso artistico partecipando al Progetto ‘Basilicata Rock Basilicata Pop’, promosso anni fa dal Dipartimento Formazione e Lavoro della Regione. Un motivo in più per continuare a credere che gli investimenti in cultura e formazione dedicati ai giovani talenti possono diventare in molti casi occasioni di successo.
A lei, che è ambasciatrice in Italia e non solo della lucanità, delle doti e dei valori unici della nostra terra,vanno i miei più sinceri complimenti e gli auguri per altre belle vittorie”.

La sfida di Renzi: “compito tosto e difficile”.

Compito tosto e difficile”. Lo dice guardando a cosa lo attende, alla sfida – forse ultima occasione per noi – che è quella di voler davvero cambiare l’Italia. Ci sta provando da presidente del Consiglio più giovane della storia, con un governo grosso modo di giovani come lui, con molte donne anche in ministeri chiave, con coraggio certamente, ambizione e con un obiettivo su tutti: fare in fretta. Bisogna essere veloci e determinati, riformisti e innovatori. Renzi lo sa bene. Ma bisognerà essere anche accorti, perché il delicato momento storico richiede anche esperienza, e perché l’età non è da sola un difetto ma neppure un merito. Come neppure raggiungere quota otto ministre rappresenta di per se garanzia di durata e di riuscita. (Lo dico pur riconoscendo la difficoltà di gestione di molte sensibili e delicate questioni in un Consiglio regionale come quello lucano senza alcuna donna al suo interno).
Questo per dire che non esiste un metodo buono per ogni occasione, ma che a tutti noi, a questo metodo, oggi, converrà dare fiducia. Si gioca la partita più importante, gli italiani aspettano risposte e risultati. Questa volta senza possibilità di appello.

I luoghi comuni sul petrolio