L’Italia, un paese barnum

Ed ecco che ci ritroviamo di nuovo immersi in una nebbia densa, con gli occhi lacrimanti d’acqua, le gambe nel fango, le case devastate da un furia naturale che l’uomo non solo non riesce a frenare, ma a volte invita ad entrare. E ci riscopriamo soli, in un silenzio assordante che sembra avvolgere tutti i nostri territori.

Finito il clamore di Basilicata coast to coast, sfiorito l’entusiasmo per Matera 2019 e la lasciva curiosità per qualche inchiesta giudiziaria, inesorabilmente la Basilicata sembra scomparire.
Vi presento il paese in cui, se non c’è un film e un attore che in tv racconta battute e aneddoti strappalacrime, un’impresa che chiude o una ciminiera che sfiamma, nessuno sembra conoscere, nessuno sembra ascoltare. Nessuno può occuparsene.
E’ un paese barnum, l’Italia, un circo in cui fa notizia solo se il leone è scappato. Quel paese, è incapace di premiare i propri cittadini per il lavoro quotidiano, incapace di aiutarlo nelle difficoltà di tutti i giorni.
Nonostante frane, esondazioni, sfollati, ed un vero disastro idrogeologico in corso, per una popolazione già provata non resta che riunirsi e provare a risollevarsi da soli.
C’è un’economia in ginocchio nell’area più produttiva della regione, ci sono raccolti e quindi indotti irrimediabilmente compromessi, ci sono zone archeologiche di pregio in pericolo. C’è il dramma di una popolazione che da oggi si rimboccherà le maniche per mettere insieme cocci di una vita e questo dramma va condiviso con la Nazione, come giustamente avvenuto per il disastro in Sardegna che ha provocato sfortunatamente anche morti.
È evidente che ciascuno dovrà render conto di responsabilità per disastri che potevano evitarsi o comunque arginarsi, per incurie e superficialità da ricondurre anche a scelte politiche discutibili, e gli stessi dipartimenti dovranno fin da subito accelerare le operazioni per calcolare le stime dei danni. Perché non c’è tempo da perdere per aziende agroalimentari, zootecniche, attività produttive del settore turistico che pagano ancora alto il prezzo di tre pesanti calamità concentrate in pochi mesi.

Ma in questa fase dobbiamo forse ripartire, come in passato, dalla nostra rivoluzione democratica, pacifica ma non più silenziosa, che ci ha portato agli onori della cronaca. Dobbiamo fare in modo che una voce si levi alta, possente, unisona e non più solitaria per far sentire che ci siamo, esistiamo e contribuiamo allo sviluppo del paese con le nostre risorse e con i nostri territori!
Ora siamo noi ad avere bisogno di quelle risorse, perchè la verità è che non ne abbiamo come giusto riconoscimento per quanto concediamo, neppure quando una catastrofe come questa imporrebbe ad un governo centrale di agire tempestivamente.

Ci sono aree della regione letteralmente in ginocchio: i cittadini sono disperati, avendo perduto, in molti casi, tutto quello che avevano, dall’abitazione al lavoro.

Ho scritto al Presidente del Consiglio, Enrico Letta che a queste persone, dobbiamo una urgente, risolutiva risposta.
La gravità della situazione e i drammi umani innescati dalle frane che hanno distrutto case, opifici e strade in molti comuni lucani richiedono una immediata assunzione di responsabilità da parte di tutti noi, a partire da me.
Lo Stato, anche grazie ai fondi straordinari che in queste circostanze vengono messi a disposizione dalla Comunità Europea, faccia la propria parte, come ufficialmente richiesto dal governo regionale uscente. È necessario e imprescindibile rivedere con immediatezza la legge 99/2009 che, all’articolo 45, disciplina l’utilizzo del fondo unico nazionale per la riduzione del prezzo dei carburanti nelle regioni interessate da estrazioni petrolifere.
La recente sentenza del Consiglio di Stato che, confermando quanto previsto dal Tar del Lazio, ha di fatto vanificato i presupposti legislativi e le buone intenzioni politiche poste alla base di quella norma, costituisce un ulteriore elemento di stimolo a modificare l’impianto dell’articolo 45, in modo da utilizzare subito i fondi già disponibili, pari a diverse decine di milioni di euro, per risarcire, sia pure in parte, le imprese e le famiglie che nel buio della disperazione hanno l’assoluta necessità di sentire vicina la presenza delle Istituzioni.
Con i deputati e i senatori della Basilicata, in stretto raccordo con i consiglieri regionali appena eletti e sulla scorta di un’ampia concertazione con le forze sociali, sindacali e imprenditoriali, metteremo a punto, nelle prossime ore, una proposta di modifica al testo legislativo citato, nella certezza che il Governo vorrà accelerarne l’iter parlamentare nei modi e nei tempi che riterrà opportuno, alla luce della gravissima emergenza in atto.

 

Il Governo riconosca lo stato di calamità alla Basilicata

Le notizie di queste ultime ore mi fanno stare molto in apprensione per il forte disagio che stanno vivendo le famiglie e le comunità della collina materana.
E’ di poche ore fa la notizia di Montescaglioso, dove una frana, ancora in corso, ha danneggiato gravemente un supermercato e costretto all’evacuazione diverse famiglie.
Problemi e difficoltà anche a Scanzano, Pisticci, Tursi e Bernalda, dove ci sono ancora sfollati, dopo l’esondazione del Bradano, e sono stati segnalati alcuni crolli nel centro storico.
Inoltre, tante le strade ancora chiuse, difficoltà di comunicazione, piantagioni compromesse. Sono costantemente in contatto con le autorità e la protezione civile per seguire l’evolversi degli eventi. La mia ammirazione va a tutti i Sindaci delle zone colpite, ai volontari, alla Protezione Civile e alle mani operose della gente di Lucania, che non si è tirata indietro e ha fatto valere tutto il suo coraggio in un momento di così grande difficoltà. Risulta ormai chiaro, invece, che chi deve assumersi la responsabilità d’ intervento, perché è suo dovere, non si fa sentire! Ho chiesto e continuerò a chiedere fortemente, pur non essendo ancora investito della carica, al Governo nazionale di riconoscere lo stato di calamità alla Basilicata, per le aree colpite dall’alluvione, nonché uomini e mezzi per far fronte a quest’ultimo evento di difficile gestione per le sole forze regionali.

 

In apprensione per il Metapontino

Seguo con apprensione le vicende che stanno interessando la zona jonica. Non potendo ancora avere un ruolo operativo, sono in contatto costante con l’assessore Luca Braia, che già da diverse ore è in zona per rendersi conto della situazione, e con il tavolo tecnico regionale della Protezione Civile. Ci sono amministratori in prima linea, forze dell’ordine e tantissimi volontari che sono come sempre in frontiera per prestare soccorsi e aiutare le famiglie in difficoltà. Anche la cittadinanza si sta mobilitando, con quello spirito di solidarietà che contraddistingue il nostro popolo.
Mi auguro che arriveranno dal governo segnali concreti e risorse per i territori colpiti.

 

Nessuna rivoluzione democratica senza rivoluzione di genere

In questi giorni, da più parti, mi si chiede conto della mancata presenza delle donne nel neo eletto Consiglio Regionale.
Tema delicato, questo, soprattutto in una giornata, il 25 novembre, in cui, a livello internazionale, l’attenzione pubblica è tutta rivolta a dire “basta”, a urlare “no” ad ogni tipo di violenza perpetrata ai danni di ogni singola donna.
A quanti mi interrogano sulla mancanza di donne in consiglio rispondo, come già fatto in altre sedi, che poche donne sono state candidate, è vero. Non è sempre vero che sia accaduto solo per scelta degli uomini.
I partiti e la partecipazione politica non sono club esclusivi per soli uomini. Alle donne ripensare come motivare questi “contenitori di partecipazione” con una passione politica vera, grazie alla quale molte di loro avrebbero trovato spazio e modi per emergere, a partire dalle candidature.
Oggi, però, voglio spostare i riflettori sugli uomini.
Per prevenire ogni tipo di violenza sulle donne, vanno aiutati gli uomini a capire cosa accade nelle loro teste. Un percorso da far partire nelle scuole, con collaborazioni mirate tra educatori e vari soggetti da coinvolgere.
Da subito, per far crescere uomini migliori, in un mondo che non tollera la violenza verso le donne, verso nessuna persona in generale. In un mondo in cui i due generi, vivono serenamente insieme, crescono democraticamente con uguali diritti e doveri, rispettano reciprocamente le proprie diversità che diventano ricchezza per la società civile.
Deve cambiare il codice di lettura del mondo femminile che è complesso, variegato. Deve maturare il rispetto. E’ una questione primariamente culturale.

Il decreto contro il femminicidio e la violenza di genere è legge dello Stato da ottobre. La sua applicazione è un impegno che deve coinvolgere la collettività. I casi di violenza sulle donne possono essere molto più vicini a noi di quanto immaginiamo. Penso anche a una legge regionale contro la violenza sulle donne.

Non ci può essere #rivoluzionedemocratica quando manca il rispetto per le donne. Solo così avremo una #rivoluzionedigenere(anche in politica).

 

Il 23 novembre per i lucani

Me la ricordo davvero come una rivoluzione democratica. Non violenta, pacifica, coraggiosa, di popolo. Che portava dentro di se gli stessi ingredienti di quella che immagino occorra alla Basilicata di oggi.
Nel 2003 ero già sindaco di Lauria da due anni, ma quella marcia dei centomila per dire no al deposito unico di scorie nucleari a Scanzano Jonico l’ho vissuta innanzitutto da cittadino, da lucano orgoglioso e fiero.
Alzammo la testa e facemmo sentire le nostre voci al governo nazionale, fu una battaglia meridionale che cancellò per settimane spazio e tempo. Il quotidiano era scandito dalla sola organizzazione di presidi, dirette tv, coordinamenti. Fu una reazione decisa e composta di un popolo che riconquistò insieme alla sua terra, minacciata da scelte scellerate, dignità e orgoglio. Io mi sentivo parte di quel tutto, di quell’incredibile movimento dal basso che portò, cinque giorni dopo la marcia, i blocchi sulla jonica e la mobilitazione continua, il Governo a cedere e a modificare il decreto.
Ma il 23 novembre, nei miei ricordi e per la mia gente é anche terra che trema, paura e dolore. Paura e dolore che restano intatti come ferro nella memoria. Oggi come trentatré anni fa.
Gli anniversari servono anche a riportare in superficie avvenimenti che facciamo ancora fatica a capire ed accettare, servono a ricordarci – ma qui nessuno lo dimentica- che non ci sono domande che valgono senza le risposte. Che non ci sono rivoluzioni presenti senza aver fatto prima i conti col passato.

 

Un buon inizio

Buongiorno! Un gruppo di ragazzi materani in tutta Italia scrive al Presidente della Regione su Twitter. Su questa pagina piu di 300.000 persone in una settimana guardano, scrivono e commentano quello che dico e faccio.
Il mondo cambia, la tecnologia ci avvicina gli uni agli altri.
La comunicazione ci apre al mondo e ci da la possibilità di parlare con chi è piu lontano, piu grande, piu famoso.
È una rivoluzione che non possiamo mancare.
Abbiamo una regione piccola che può e deve diventare grande. E per farlo non possiamo perdere questo treno. La banda larga, tra qualche mese arriverà anche nelle nostre piccole comunità. Intanto in un garage degno della migliore storia americana, forse c’è già qualche nostro ragazzo che sta cercando di cambiare il mondo. Dobbiamo aiutare questi nostri talenti a trovare la strada, dargli coraggio e semplificargli la vita.
Dobbiamo parlare con l’università perché la facoltà di informatica esca dai laboratori e contamini i nostri sistemi e le nostre aziende a tutti i livelli.
Dobbiamo fare in modo che il nostro sistema formativo sia adeguato ai cambiamenti e alle novità, uscendo dal pantano in cui forse lo abbiamo abbandonato. Perché i lucani non devono essere da meno dei loro coetanei romani, londinesi, newyorchesi.
Dobbiamo fare subito un piano per dotare le scuole di tecnologia che le renda all’avanguardia.
Ma piú di ogni altra cosa dobbiamo saper trasferire ai nostri ragazzi la cultura dell’innovazione. E innovazione vuol dire coraggio, competenza, voglia di osare dove altri si fermano, preferendo strade già battute.
Mi segnalano dal mensile Wired la storia di un quattordicenne testardo e pure svogliato, che studiando e cercando su google inventa un test per il tumore al pancreas. Questa storia mi riempie di speranza per il futuro di tutti noi.
Con l’innovazione può davvero essere #unbuoninizio.

 

Tutta la Basilicata con Matera2019

Le celebrazioni per i venti anni dall’iscrizione dei Sassi nel patrimonio dell’umanità dell’Unesco e l’ingresso nella short list delle candidate a capitale europea della cultura nel 2019. Giorni felici per la città di Matera e per la Basilicata tutta.
Era il 1993, la città dei Sassi fu la prima nel Sud Italia ad essere iscritta in questo prestigioso elenco e per la prima volta l’Unesco utilizza nei criteri e nelle motivazioni il concetto di “paesaggio culturale”. Due primati che hanno rappresentato l’inizio per un nuovo modello di sviluppo culturale. Un modello che ha saputo col tempo guardare all’Europa, innovarsi, aprirsi alla contaminazione del bello.
La cultura unisce, mette insieme città e cittadini, rafforza il concetto di appartenenza, fortifica la convinzione che le idee e le visioni vanno alimentate, e i talenti stimolati.
E’ fonte di memoria e identità, ma anche di creatività e innovazione.
E’ motore di crescita nelle politiche urbane, sa favorire il dialogo e la coesione sociale come poche cose riescono a fare. Per questo la bellezza e la qualità dell’offerta culturale di Matera possono diventare vetrina di bellezze e qualità di un territorio più vasto.
C’è una missione europea da compiere, un piano di investimenti nel settore (chi lo ha detto che con la cultura non si mangia?), un’industria culturale che va messa nelle condizioni di crescere (con la creazione di un Hub della creatività e del design), e un programma culturale regionale da realizzare. Che passa da Matera ma che farà bene a tutta la Basilicata.

 

Sarò il presidente di tutti i lucani

Non è tanto un sogno che si realizza, quanto un’utopia feconda, che è quella che crea il futuro. E il futuro, da stasera, non deve più farci paura. Perché porta i vostri nomi e ci vedrà tutti impegnati in una grande rivoluzione democratica.

Sarò il presidente di tutti i lucani, di quelli chi mi hanno consegnato la propria speranza. Ma lo sarò soprattutto di quei lucani contro, di quelli che hanno scelto un candidato alternativo e un progetto alternativo al mio. Sarò anche il presidente di quell’esercito di delusi che ha scelto di non votare, perché è il momento di unire e non di dividere. Perché c’è una società in movimento, veloce, portatrice di domande e bisogni del tutto inediti che va ascoltata e c’è una regione che deve crescere, investire sulla sua competitività, sul talento, sul merito, sulle pari opportunità, sulla creatività dei suoi ceti più produttivi, sull’unicità della sua bellezza e della sua cultura. Ci siete voi, lucane e lucani a cui voglio ridare speranza.

Quella di ieri sera è stata una grande festa di popolo, è l’arrivo di una cavalcata senza tregua, avvincente, appassionata, coraggiosa. Ma siamo già tutti consapevoli che le sfide che ci attendono a partire da oggi saranno impegnative e faticose. Sappiamo che questa vittoria da sola non rappresenta il cambiamento che cerchiamo: è soltanto l’occasione per dire che quel cambiamento è possibile. Sappiamo che o ci alziamo e ci salviamo tutti o cadiamo tutti senza scampo.
E’ una strada lunga, molti degli obiettivi che ho definito prioritari saranno nella mia agenda fin da subito, per altri occorrerà una riforma netta e rigorosa di certi assetti, ma sono convinto arriveremo a realizzare anche questi. L’ho sempre creduto, ma non c’ho mai creduto così come adesso.
Adesso che siete al mio fianco.

Perché c’è una cosa che è già cambiata durante questa lunga campagna elettorale, ed è il mio rapporto con voi. Diretto, immediato, leale. Voglio continui ad esserlo, per questo sarò sempre sincero con voi sulle sfide che ci attendono e su quel che serve per vincerle. Vi starò a sentire, specialmente quando le mie scelte e le mie decisioni non vi convinceranno. Vi chiederò di essere parte di questa rivoluzione democratica. Lo farò aprendo la mia “casa”, perché sia la nostra casa, lo farò comunicando con voi come mai è stato fatto prima e mi troverete per questo sempre pronto al confronto, mai allo scontro. Lo farò con la consapevolezza che quasi mai le riforme sono accompagnate dal consenso e che anche la più ostinata resistenza al cambiamento andrà eliminata. Meno di un cambio di passo imponente, la partita col futuro la si perde prima ancora di giocarla. La nostra rivoluzione democratica è già cominciata ed è solo merito vostro.

 

E alla fine è stata #rivoluzionedemocratica

Senza mezzi termini, dal primo giorno dritti di filata fino ad oggi. Senza sosta, senza ritirate.
L’abbiamo spiegata nelle piazze, quelle vuote e quelle piene, quelle facili e quelle ostiche.
L’abbiamo spiegata tra gli applausi e tra i fischi, con parole emozionanti e toni duri.
L’abbiamo spiegata ad amici, nemici, curiosi, critici, oppositori, dubbiosi.
Ci siamo esposti sempre e comunque, parlando chiaro, rispondendo ad ogni domanda, anche la più ostile, ad ogni singolo cittadino, anche il più incazzato, sul web e nei teatri.
Raccogliamo ora il bello di questo racconto, dopo aver dimostrato con i fatti che i lucani ti premiano se dimostri apertura e condivisione, se punti sulla partecipazione, se dai risposte chiare, anche se scomode. Se insegui la concretezza e non il consenso.
Ma c’è anche una parte di Basilicata che ha deciso di non partecipare più, scoraggiata, sfiduciata. E’ quella a cui, fin dall’inizio, abbiamo dedicato questa piccola, umanissima, missione.
Chi non ascolta più “perchè sapete fare solo chiacchiere”.
Chi non crede più “perchè le vostre promesse durano il tempo di una campagna elettorale”
Chi non partecipa più “perchè tanto a che serve”.
Da oggi lavoriamo per loro. Con impegno e senza risparmiarci, dobbiamo ritrovare fiducia ed unità. E questo si può fare solo raggiungendo obiettivi concreti.
Fatta una #rivoluzionedemocratica ce n’è un’altra che ci aspetta.

 

Un voto da rispettare

Dobbiamo iniziare ad avere più rispetto del voto. Il voto è un impegno e una responsabilità, per chi lo da e per chi lo riceve.
Io vi dico di votare persone che stimate, guardando ai loro programmi, al merito e alle capacità del singolo, e di non farlo per inseguire obiettivi personali.
Mi rendo conto che le esigenze dei nostri figli, legati alla loro occupazione, al loro futuro professionale, e quelli legati alla salute e al bisogno economico ci hanno spesso spinto a ricercare un aiuto utilizzando tutti i mezzi a disposizione. E non c’è morale che tenga quando c’è qualcuno da aiutare, da salvaguardare.
Ci hanno spinto su questa strada anche la mancanza di trasparenza della pubblica amministrazione e della politica, la mancanza di lavoro per tutti, la disperazione. Ma anche, troppe volte, un nostro atteggiamento mentale orientato ad avere la vita facile grazie alle amicizie e alle “scorciatoie”.

Io vi dico che è tempo di liberarci da questo meccanismo insidioso che ci mette le catene e blocca le energie, i talenti, l’intrapresa, la felicità individuale. E per liberarci occorre che i politici e gli amministratori mettano in campo azioni coraggiose rispondendo alle esigenze dei cittadini e liberandoli dal bisogno, che la gestione della cosa pubblica sia trasparente, parsimoniosa, efficiente, imparziale.

Ridiamo il valore ad ogni singolo voto, recuperiamo il senso di una partecipazione attiva e vera alla vita amministrativa e politica, recuperiamo quella delega ceduta nella notte dei tempi alla necessità e all’opportunità del momento.

Tutti i politici, a partire da me, devono considerare il voto per quello che è. Non un impegno a fare per, ma un impegno per fare.
Se è me che avrai deciso di votare, mi consegnerai un mandato che devo solo rispettare per quello che è.

Buon voto a tutti.